lunedì 4 giugno 2012

Orbital - Wonky

Orbital, Wonky,
ACP, 2012
Destra, sinistra, destra.. e ancora sinistra, destra.. sinistra, un passo dietro l'altro, l'asfalto mi guarda indifferente e sporco, forse per via di quel suo triste colore catramato e senza vita. Nelle mia testa delle voci si accavallano in attesa che tutto cominci e intanto sotto le mie suole si stende ora un tappeto sterrato. L'attesa sta per terminare, sistemo meglio le cuffie per evitare di farlo in seguito, prendo un respiro profondo ed ecco, una scala elettronica di un sintetizzatore esageratamente artificiale è il segnale che rompe ogni indugio. Destra sinistra destra, e ancora sinistra destra, sinistra, come prima, ma più veloce, con un ritmo elegante e regolare che dalle orecchie giunge fino alle gambe. Sfreccio su innumerevoli sassolini, facendo attenzione a cosa calpesto per non rovinare quell'armoniosa danza delle ginocchia che mi precedono, che mi indicano la strada, che seguo. Sento il vento intrufolarsi tra i capelli, gonfiarmi i pantaloncini, appiccicarmi addosso la maglietta. Perdo lo sguardo tra gli alberi che mi circondano senza pensare a nulla, la testa svuotata dalla quotidianità per farsi riempire da ondate di elettronica, fiumi di riff sintetici che scorrono in tutto il mio corpo. Il sole è ormai basso, riesco a incrociare il suo sguardo senza esserne troppo abbagliato, e quando non è di fronte a me, osservo divertito la mia ombra allungarsi, e spostarsi ad ogni mia curva. Sono immerso in quello che faccio, le scarne orchestrazioni che si alternano a melodie sostenute da suoni innaturali mi sostengono, non sento stanchezza, e quando arrivano anche degli accenni di canto sono pronto ad accelerare. Destrasinistradestra e ancora sinistradestra sinistra sempre più veloce, spinto dalle note che si ripetono dentro di me. Ad ogni passo della polvere si solleva dietro di me, mi sembra di vederla, una scia che si alza per non tornare più a terra e tenere traccia dei miei spostamenti, e ogni volta che ripasso nello stesso punto la striscia diventa più densa e consistente. Sto raggiungendo il mio equilibrio, i miei salti hanno raddoppiato la musica che volutamente è restata dietro di me continuando a darmi la giusta concentrazione, a fornirmi la dose di attenzione e alienazione necessaria per raggiungere il mio obiettivo, sempre più vicino, ma come lo vedo avvicinarsi, si allontana, come un'illusione ottica. Ma non c'è nessun trucco, è solo la mia determinazione a voler continuare, e nonostante il mio fisico comincia a percepire lo sforzo, automaticamente l'energia aumenta. Dstrsnstrdstr e ancora snstrdstr snstr e se giro lo sguardo non riesco più a individuare le sagome tanto sono veloce. Nella mia testa un trapano sta scavando profondamente, un principio di techno mi assale e non mi curo del sudore che mi entra negli occhi, ormai potrei continuare anche senza lo sguardo, e così faccio. La mia tenuta non è più elegante come prima, adesso mi trascino sui miei stessi piedi, senza concedermi una tregua, senza pietà per i muscoli che sembra possano strapparsi da un momento all'altro, ma io continuo. Fatico a trattenere la lingua in bocca, della saliva comincia a uscirmi spontaneamente, i capelli arruffati e fradici mi pesano sulla testa. Intorno a me il verde della natura diventa più scuro e confuso, non riesco più a distinguere le foglie, e il sole è adesso accecante ma dalle orecchie arriva il comando suicida: dsd sd s, non controllo più il mio fisico, tutto resta dietro di me, sto esplorando l'ignoto, adesso non c'è più luce ad illuminarmi, né sentieri da battere, solo io, e i miei movimenti, ridotti ora a una ridicola imitazione di quello che ho fatto finora. Nelle cuffie delle voci disumane insistono perché io continuo, e così faccio, e senza neanche accorgermene, ce l'ho fatta, ho superato il traguardo.
Ma non mi fermo.

Straight Sun by Orbital on Grooveshark

1 commento:

  1. La danza delle ginocchia - la descrizione più bella della mia passione vitale che abbia mai letto. Proprio ineffabile. Sempre più preciso per superare qualsiasi traguardo.

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