martedì 31 dicembre 2019

die Fremde - γνῶθι τον ἄλλον

die Fremde, γνῶθι τον ἄλλον
die Fremde, 2015
Quasi per gioco, per sfida, cominciai a scrivere di musica. O meglio, cominciai a scrivere con la musica. Il piano era semplice: ogni settimana avrei scelto un album che in qualche modo avesse attirato la mia attenzione, l'avrei ascoltato, attentamente ma anche in sottofondo, dopodiché avrei scritto qualcosa, qualsiasi cosa, l'importante era scriverne. Un pensiero, un ricordo, una recensione o anche solo un'idea ispirata dalla musica che avrei ascoltato, insomma, un futquo.

Quando cominciai era più una scusa per scoprire attivamente nuova musica, liberarmi dall'idolatria dei suoni del passato e collerateralmente conoscere meglio il mondo in cui vivevo. Diventai un ascoltatore più attento e mi sorpresi di quanta buona musica circolasse, addirittura troppa per starci dietro. Era il 2012, e ancora oggi ho l'impressione che quell'anno fosse particolarmente rigoglioso in qualità e quantità musicale, in realtà è stato l'unico anno in cui regolarmente cercavo e mi spingevo in orizzonti musicali a me ignoti e ancora oggi risento dell'effetto positivo di questa esperienza- alcuni degli artisti qui trattati sono entrati nel mio Olimpo personale, ne seguo tuttora con piacere la carriera e svuiluppo visitandoli quando possibile ai loro concerti.

Arrivò poi il 2013 con i suoi grandi stravolgimenti. Mi trasferii in Germania, dove tuttora vivo, e il tempo e l'attenzione da dedicare a nuovi futquo diventarono esigui. Mi costrinsi a scrivere, purtroppo però ci riuscii solo sporadicamente. Quando mi accorsi di aver realizzato quasi mezzo centinaio di futquo mi posi come obiettivo di raggiungere i 52 album, così da offrire all'ipotetico lettore un album a settimana per un anno. Arrivato a 51 la pressione per la scelta dell'ultimo album si fece grande, e quando dopo qualche mese trovai il perfetto candidato, la pressione per scriverne diventò ancora maggiore di quella della ricerca. Col passare del tempo e come spesso succede con il procrastinare, la cosa si ingigantì e ancora oggi resto con in testa il perfetto album per concludere il viaggio, ma niente di scritto.

In un momento di noia pomeridiana mi trovavo seduto a letto con chitarra alla mano e un libro di poesie davanti a me, iniziato ma più volte interrotto - una poesia richiede uno sforzo più grande di un romanzo. Ossi di seppia di Eugenio Montale. Cercai una poesia studiata anni addiettro al liceo e comincia a leggerla accompagnandomi con la chitarra. Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l'animo nostro informe e a lettere di fuoco suonava bene, accelerai il ritmo e ricominciai Non chiederci la parola che squadri da ogni lato parlavo, parlavo e mi accompagnavo, ma più ripetevo il processo, più le parole si facevano musica. Fuori dalla camera in cui mi trovavo si parlava tedesco, in quel momento era come un piacere proibito ascoltare il suono della mia lingua, un suono diverso, con una sua musicalità personale. Lingue come musica.

Passò qualche settimana prima che venisse l'idea di mettere in piedi un progetto musicale basato su questo semplice concetto, lingue come musica. Con l'entusiasmo del neofita cercai le versioni originali di testi che mi appassionavano. Saramago, Charmes, Saint-Exupéry, Cervantes, Poe ... e insieme a Robert e Till cominciai ad arrangiare i tanti pezzi abbozzati per un improbabile e onesto trio, composto da chitarra classica, basso e violoncello. Aiutati da amici madrelingua organizzammo quella che sarebbe dovuto essere l'unica esibizione del progetto, qualcosa a cavallo tra concerto e lettura. L'atmosfera e la riuscita dell'evento mi convinse a realizzare finalmente quello che per tanto tempo rappresentava uno dei miei sogni e nonostante l'anacronisticità della cosa, qualche mese più tardi incidemmo γνῶθι τον ἄλλον, l'album di debutto di die Fremde.