Rover, Rover, Cinq 7, 2012 |
Amore mio,
è notte fonda, ma il pensiero di te non mi lascia assopire. C'è qualcosa dentro, qualcosa di indomabile, per cui non bastano le tenebre. Ascolto i miei respiri, regolari e intensi, osservo un punto impreciso del vuoto che mi assedia, lo affronto e ne esco sconfitto, abbasso la testa. L'oscurità mi sta inghiottendo quando un sorriso amaro mi sfiora le labbra, e a un tratto trovo le forze per riscattarmi, perché la disperazione non è la risposta, non lo è mai.
Allungo la mano, afferro la chitarra, la guardo, accarezzo il manico e assaporo le vibrazioni che il mio gesto provoca. La imbraccio, e come se le avessi avute da sempre dentro, suono le mie canzoni, mai sentite e mai sapute. Le dita si muovono da sole, pizzicano con una precisione finora a me ignota, scorrono agili sulle corde, guidate dalla tempesta che mi scorre dentro, e il soffocante silenzio è adesso interrotto dai miei arpeggi, dagli accordi che vado a formare, suoni intimi, sinceri, nudi.
Le labbra sussultano e una voce grintosa e decisa, che dallo stomaco ha lottato per uscire, si fa spazio nella camera, sdraiandosi sulle note che rieccheggiano ad ogni angolo, come se aspettassero solo lei. Le mie melodie sono dolci e delicate, a tratti forti e strazianti, e mentre canto gli occhi si illuminano, le mie grida si trasformano in un violento pianto, un ululato alla luna.
Queste canzoni sono per te. Se solo tu potessi ascoltarle, capiresti. Se solo tu potessi essere qui.. Ogni parola, ogni accordo, ogni nota parla di te, è per te, e forse è la musica che mi sta ingannando, ma mi sembra di averti qui.
La sofferenza è la migliore ispirazione per il poeta, e allora suono, suono tutta la notte, finché mi restano le forze, perché se lo faccio, tu sei qui con me. Ancora.
E ancora.
Chiudi gli occhi, lascia che la musica ti svegli, continua a sognare.