lunedì 14 gennaio 2013

The Bird and the Bee - Ray Guns Are Not Just the Future

The Bird and the Bee,
Ray Guns Are Not Just the Future,
Blue Note, 2009
C'è un momento tipico delle commedie, verso la seconda parte già avanzata, in cui tutto ciò che si era costruito fino a quel minuto con tanta difficoltà e qualche risata sembra crollare, in cui inesorabilmente si spezza la magia che tanto ingenuamente pareva indistruttibile, e non importa se già sappiamo che gli sceneggiatori hanno previsto ogni mossa e ci stanno appositamente preparando per il grande colpo di scena finale, quello dove il tanto sperato trionfo arriva, più grande e sfarzoso di quanto si potesse volere, noi soffriamo. Proviamo empatia per il personaggio che a testa china cammina per le strade della metropoli, le mani in tasca mentre svogliatamente scalcia le foglie secche dal marciapiede, e ci accorgiamo che quell'uomo siamo noi, perché alla fine tutte le storie di amore si somigliano, ognuna così speciale eppure così ovvia. Stacco lo sguardo dallo schermo e guardo la poltrona di fianco la mia e mi sale un nodo alla gola nello scoprirla vuota, mi volto dall'altra parte e non c'è dubbio, sono solo. Con la testa immersa nel pensiero di ritrovarmi improvvisamente abbandonato, mi perdo l'imprevista trovata cinematografica che ha trasformato l'affranto uomo che un attimo prima camminava di fronte a me nel sorridente uomo vestito in frac e cilindro bianco mentre bacia la causa dei suoi ormai lontani tormenti.

Negli ultimi cinque, forse sei anni, ho ascoltato con cadenza regolare i Bird and the Bee, tanto da aver confuso l'unico disco e l'unico EP che conoscevo per svariati altri album. Ho scovato questo disco, il loro secondo, sperduto tra vecchi documenti appartenenti ad un altro periodo tecnologico, risalente al 2009. La sensazione di ascoltare con altre vesti gli stessi suoni che a lungo ho amato in una sola forma, è stata particolarmente piacevole. La musica dei Bird and the Bee scorre come fosse un corteggiamento, la voce nuda e sensualmente sfiatata si avvolge nelle soffici e delicate atmosfere che la proteggono, si sdraia su arpe e clavicembali, mentre i violini e le fantasie elettroniche la cingono, per non lasciarla più andare. La gioia, non l'allegria, pervade ogni suono, perché la consapevolezza della sua intrinseca fragilità non viene mai dimenticata, e così i ritornelli à la Gilbert O'Sullivan e le soluzioni à la Belle & Sebastian si fanno più profonde, talvolta amare, ma solo per riaffermare la dolcezza iniziale.

Esco dalla sala, e forse ancora influenzato dalla proiezione, rivivo l'idea di una coppia squattrinata, la pioggia che batte sulla finestra e i cibi pronti riscaldati a tardo pomeriggio dopo un'intera domenica trascorsa a letto, l'idilliaca immagine della convivenza, e fa niente se non si hanno i soldi, siamo così innamorati da credere di non averne bisogno. Lo sguardo perso per terra, cammino, le mani in tasca mentre svogliatamente scalcio una lattina d'alluminio che si presenta sulla mia strada, e mi accorgo di essere proprio io. Un ricordo, o forse solo fantasia, ma non dimenticherò mai quelle parole, e il glissare  di arpa e violini che ne seguirono,

I'll always love you.

Diamond Dave by The Bird and the Bee on Grooveshark

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