lunedì 21 gennaio 2013

Karriem Riggins - Alone Together

Karriem Riggins, Alone Together,
Stones Throw, 2012
Radio. Giro la rotella, perché se devo immaginarmi una radio questa ha ancora le rotelle, e io sto muovendo quella per la ricerca del segnale. Il cursore rosso del display si sposta verso destra, a caccia delle frequenze più alte, quando un violento trionfo di fiati mi coglie impreparato. Frastornato, decido di restarci sintonizzato, aggiusto il volume, la ragione dell'altra rotella, posta simmetricamente a quella che fino alla sorpresa di poco prima stavo ruotando, stacco la mano dall'aggeggio e resto in ascolto. Pochi secondi e improvvisamente come era cominciata, l'atmosfera scompare per lasciare posto ad un'altra, ora ipnotica e sporca di un colpevole sudiciume. Il tempo di cercare di mettermi a mio agio e ancora la musica viene stravolta, questa volta si fa intima, notturna e rilassata, come se la fine di una lunghissima giornata mi stesse aspettando per distendermi, e.. degli scratch intervengono a risvegliarmi! Colpito dai drastici e repentini cambiamenti sonori guardo la radio, come in cerca di una risposta a questo suo bizzarro comportamento. Gli scratch si susseguono, ma a un tratto succede una cosa strana. Senza che io alzi un dito la rotella delle frequenze si muove, spostando il cursore ancora più in là e dando vita a una musica orientale e futuristica, dove flauti e sintetizzatori si uniscono in un'improbabile danza. Incredulo continuo a osservare la radio e mi sorprendo nuovamente quando il fenomeno si ripete, e la rotella mi offre ora un intermezzo acquoso, che lentamente arriva per poi subito allontanarsi e ad un altro gesto della rotella si trasforma in un ossessivo coro, monotono e trascinato. Capisco di trovarmi davanti ad un meccanismo inedito, una specie di radio dalla funzione random, capace di scegliere indipendentemente cosa riprodurre, e allora intuisco che voglia dirmi qualcosa, e la lascio fare, mi metto in ascolto.

L'hip hop non è fatto di sole parole. Non potevo affermarlo prima di ascoltare Karriem Riggins, batterista e produttore a cavallo tra due universi distanti eppure così legati. Ascoltando Alone Together si respira l'approccio tipico del jazz, quello dove non ci si interessa di compiacere l'ascoltatore perché più importante è dar corpo a un'interpretazione personale di uno stato d'animo, e l'atteggiamento tipico dell'hip hop, fatto di campionamenti e suoni che oscillano tra il funky e l'RnB, mischiando lo spirito festaiolo e liberatorio dell'uno alla sofferenza e l'intimità dell'altro. Si ascolta l'incontro tra un mondo e l'altro, come se Karriem Riggins stesse tracciando la linea di continuità tra jazz e hip hop, mostrando come questi due universi riescano a fondersi così bene, facce della stessa medaglia, e in questo caso caratteri della stessa persona. Ma un uomo non può definirsi in due qualità, non bastano, e così ecco che si trovano ritmi caraibici, un Caetano Veloso campionato in aiuto, scacciapensieri, souvenir dall'India e riff dall'Africa. 
34 tracce, senza alcuna organicità, ammassate piuttosto una di fianco all'altra, talvolta frammentate perfino al proprio interno. Registrazioni in presa diretta, sample ripetuti e dimenticati, dialoghi, improvvisazioni, rumori, basi, è come se si avesse tra le mani un campionario di ciò che potrebbe essere rap, eppure le parole qui non contano.

Hip hop strumentale, ovvero riuscire a raccontare coi suoni ciò che le parole non arrivano a dire.

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