John Talabot, ƒin, Permanent Vacation, 2012 |
Parecchi anni fa ebbi per la prima volta un'articolata conversazione che si potrebbe riassumere in due punti: i dj non sono musicisti e i dj sono musicisti. Non ricordo quale delle due posizioni sostenessi, può anche darsi che per amor di polemica mi sono trovato ad argomentare a favore di una tesi e allo stesso tempo appoggiare segretamente l'altra, sta di fatto che in seguito mi è capitato di ripetere il copione con svariati interlocutori interpretando ora un ruolo ora l'altro. Il problema è che ci sono buone ragioni per entrambi gli argomenti, perché se è vero che dj e producers fanno musica, soddisfacendo in questo modo la naturale definizione di musicista, è anche comprensibile lo storcimento di naso di alcuni puristi di fronte a tale affermazione dato che la principale occupazione di un dj è quella di creare sample sonori, modificarli e mixarli, rendendo la propria attività più affine a quella dell'ingegnere musicale.
Ascolto John Talabot e mentre i suoi loop profondi e cupi mi scorrono nelle orecchie ripenso distrattamente alla questione riguardo la legittimità che un dj abbia o meno di fregiarsi dell'élitario titolo di musicista e mi accorgo dell'inutilità della cosa, dato che un dj ha tutte le carte in regola per elevarsi al rango di artista. A che importa se nessuno strumento vero compare nel disco, se il canto è sostituito da lamenti e campionamenti, se all'armonia e alla melodia viene preferito il suono e la sua evocazione? Finalmente liberati dall'oneroso compito di far danzare i presenti in sala, i dj possono oggi utilizzare la propria scienza per allargare gli orizzonti della musica, sviluppando e offrendo un suono nuovo, artificiale quanto quello del violino o del pianoforte, contemporaneo come i macchinari che ci investono per la strada o sugli schermi, che si srotola fuori dalle auricolari, un suono che non esiste perché falso, frutto di modifiche e rimaneggiamenti, eppure è qui a scivolarmi dentro, in tutto il suo splendido presente.
L'elettronica nel suo inganno mi risulta essere la musica più onesta.