lunedì 6 febbraio 2012

Destroyer - Kaputt

Destroyer, Kaputt, Merge, 2011
Era primavera, adesso è inverno.
Da un altro pianeta, un altro tempo, che potrebbero ricordare i terrestri anni '80, arrivano le note di sassofoni e trombe. Viaggiano da una canzone all'altra, creano un lungo notturno, sostenute da un deciso cassa-rullante e sfuggenti sintetizzatori, avvolgono la spigolosa voce di Den Bejar.

Di giorno, potrebbero esserci le nuvole, ma il momento più adatto è la notte, la pioggia, i fari, i marciapiedi, un'immagine abusata, ma la musica è la che mi spinge, qualche anno indietro. Un'odissea metropolitana, a testa china, la sciarpa che copre il volto, le mani in tasca, il passo svelto, il pensiero altrove, avanti, una sirena in lontananza e le prime luci del mattino. O anche un risveglio.

Non bisogna lasciarsi ingannare dall'apparenza, Destroyer è un gruppo, ma si tratta di un cantautore, il prolifico Den Bejar, già colonna dei New Pornographers, e da un pezzo anima del gruppo canadese. Dopo tanti anni che mi dedico all'ascolto di suoni ho finalmente capito grazie a lui cosa voglia dire songwriting, cosa differenzi una creatura di un cantautore da una canzone, perché non sono la stessa cosa, nemmeno da un punto di vista strettamente musicale. Songwriting significa interpretazione, e in Kaputt le melodie sono spesso parlate, sussurrate, talvolta recitate, come già eravamo stati abituati dai precedenti dischi, ma qui c'è dell'altro e nonostante le sue atmosfere datate c'è un mondo nuovo. Oltre a quella del cantante, c'è un'altra voce che arriva alle orecchie, quella del sassofono, che in piena forma ritrova qui tutta la sua potenza espressiva, mostrando il calore e la sensualità che solo questo strumento sa dare. Che sia in primo piano o in sottofondo, compare di continuo, senza timidezza e senza irruenza, con stile.
Un disco da assaporare, più e più volte. Da soli, e in compagnia, comunque in intimità.

Song for America by Destroyer on Grooveshark

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