![]() |
AIR, Le voyage dans la lune, Astralwerks, 2012 |
A guardarli oggi quei muti omini in bianco e nero sembrano buffi, impacciati nei loro irreali movimenti, rallentati dalla vecchiaia della pellicola, eppure un secolo fa l'effetto doveva essere diverso. Nasceva il cinema, e seppure fosse ben lontano dal rappresentare la realtà come si potrebbe esigere al nostro tempo, la settima arte riusciva già a far sognare la gente, e se adesso ci si entusiasma nel guardare grossi mostri blu che ti volano sopra la testa in un film 3D, la stessa strabiliante sensazione doveva toccare gli spettatori dell'innovativo Le voyage dans la lune di George Méliès. Era il 1902, i fratelli Lumière avevano presentato al mondo il loro cinématographe meno di sei anni prima. Distribuito ai quattro angoli della Terra con il più anglofono A trip to the moon, il breve -se comparato a quelli odierni- film si impose fin da subito come rivoluzionario ottenendo un successo planetario. L'introduzione di effetti speciali e il tema trattato rendono Il viaggio sulla luna la prima pellicola di fantascienza, nonché il primo film di finzione.
A fianco di quella in bianco e nero, era stata prodotta anche un'altra versione, colorata a mano, rimasta persa per troppo tempo fino al suo ritrovamento, in condizioni pietose. Alla fine degli anni '90 cominciano i lavori di restauro, terminati solo nel 2010. Il film è salvo, e l'anno dopo è finalmente pronto per mostrarsi agli occhi dei nuovi spettatori, di 109 anni più anziani. Manca però un dettaglio.
Da sempre, ad accompagnare i film muti si esibiscono dei musicisti, e per coronare il gioiello francese, in un ostentato orgoglio nazionale vengono assoldati loro, gli AIR, che per l'occasione ritornano a musicare delle immagini. Un decennio fa il duo si trovava a tradurre in musica l'inquietante dramma delle vergini suicide, e se né il film né il libro a cui si erano ispirati mi avevano oltremodo appassionato, The virgin suicides, mi aveva coinvolto incredibilmente, diventando uno dei due album da me preferiti del gruppo. L'altro è Premiers Symptômes, altro album anomalo, trattasi infatti di un EP. Gli AIR sono così, danno vita a belle canzoni, ma gli album sono spesso disordinati, confusi, risultando più una compilation che un vero e proprio disco. Non c'è da stupirsi se quindi i lavori più riusciti non sono quelli "ufficiali".
Con Le voyage dans la lune Godin e Dunckel partono in vantaggio, dovendo giocare con atmosfere spaziali e immagini psichedeliche. Se il film dura solo 14 minuti, l'album è stato allungato con nuovi episodi, tra cui due brani cantati da noti ospiti -Victoria Legrand dei Beach House e le Au Revoir Simone- e rimuovendo inspiegabilmente una divertente parte della colonna sonora, riuscendo a collezionare ben.. 31 minuti! (Stiamo sempre parlando di un gruppo i cui concerti durano addirittura 50 minuti e il bis non sempre è assicurato).
Dai primi timpani premonitori dell'avventura ai futuristici suoni finali, l'album scorre senza intoppi, amalgamando diversi stati d'animo, ma tenendo sempre la mente rivolta al cielo, allo spazio. Ogni movimento è ben legato all'altro, tanto da far sembrare naturale il passaggio da un brevissimo intermezzo debussyano a un energico trionfo elettronico. Nella musica non è presente la connotazione parodistica evidente nell'opera di Méliès, elemento che altri forse avrebbero approfondito, ma le scelte dei due compositori restano largamente condivisibili.
Slegando il lavoro da un uso prettamente cinematografico, gli AIR ci presentano il loro nuovo lavoro, più vicino ai declamati esordi e ad una forma a loro più affine, quella della suggestione.
Un piccolo mondo, diverso da questo, da ascoltare rintanati sotto le coperte, con le luci spente, e gli occhi chiusi.
Nessun commento:
Posta un commento