martedì 17 aprile 2012

Tindersticks - The Something Rain

Tindersticks, The Something Rain,
Lucky Dog/City Slang/Constellation, 2012
Accordi ben cadenzati illustrano la scena, si apre il sipario rivelando l'oscurità, l'occhio di bue si accende, ne seguo il fascio d'illuminazione che attraverso pulviscoli d'aria avvolge lentamente la sagoma di un uomo, in piedi, l'ombra racchiusa tra le gambe. Ancora cerco qualche dettaglio che mi permetta di orientarmi quando la figura comincia a parlare, l'accento anglosassone e la cadenza teatrale ne tradiscono la provenienza. Racconta di una casa, di un vecchio, e un quadro si colora nella mia testa mentre seguo l'evoluzione sul palco: altre luci mostrano adesso gli artefici di quel suono monotono e crescente, un mantra ripetuto e fortificato, dalla trascinante lentezza. L'uomo continua a dialogare incurante dell'ascesa del suono, la sua voce è quasi sovrastata dalla barriera sonora, i fiati si mescolano alla chitarre, le percussioni s'impongono e improvvisamente tutto ritorna al suo posto, al buio, eccetto l'uomo, che ancora deve terminare la sua storia, la luce si affievolisce. 

Pervaso da un sentimento cupo e intenso sono pronto ad affrontare l'album. Colui che mi ha parlato per una decina di minuti in quella che è la perfetta introduzione a un disco introspettivo e lacerante, cede lo spazio a un timbro forte e denso, caldo, come la musica che lo accompagna. La voce si infuoca mentre le melodie scorrono dietro incessanti, sensazioni di attesa e di rincorsa contro il tempo si alternano senza sosta, lasciandomi un senso di inquietudine, che tra richiami ad arrangiamenti di altri tempi e tremolii ostentati non mi abbandona per quasi tutto il resto dell'album. A tratti si intravede una speranza, quasi un ironico colpo di gioia assestato inaspettatamente, accattivanti ritornelli per una catastrofe ormai annunciata, un ballo sul Titanic, ma forse un posto su una scialuppa lo si riesce a trovare e allora danziamo su queste amare note, mentre i sassofoni ridono dei nostri drammi esistenziali. A momenti di rilassato lounge si contrappongono episodi di vera tensione: colonne sonore di duelli, primi piani sugli sguardi glaciali e spietati, io nel mezzo. Fino ad arrivare all'approdo finale, in cui ci viene concessa una redenzione: naufragato in un oceano, mi trascino sui gomiti sulla riva di una bianchissima spiaggia che mi accoglie senza chiedermi nulla, perdonandomi ogni colpa e offrendomi un sicuro rifugio, e se mi sembra di star sognando eccolo lì, il finale che mi conferma che il viaggio, tra burrasche e tempeste, si è ora concluso nel migliore dei modi, in una pace ultraterrena.

Più che il luogo di provenienza, si ascolta la data anagrafica. The Something Rain testimonia la maturità di un gruppo ormai cresciuto, che non ha paura di invecchiare ma anzi è pronto a raccontarne la complessità, il risultato è un album potente, omogeneo e compatto. Esperto.

Show Me Everything by Tindersticks on Grooveshark

1 commento:

  1. Ascoltando "Show me everything" mentre fuori sta piovendo e le gocce di pioggia stanno battendo alla finestra noi dentro "allora danziamo su queste amare note" e lasciamo scogliere i nostri drammi esistenziali - il viaggio descritto in questa recensione è un capolavoro!

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