lunedì 2 aprile 2012

Lambchop - Mr. M

Lambchop, Mr. M,
Merge/City Slang, 2012
Dopo un viaggio può capitare di mettere le mani in tasca e di trovarsi tra le dita la cartina della città visitata. Può succedere di volere esaminare quel tesoro inaspettato, e allora scrupolosamente si sfoglia la mappa facendo attenzione a non danneggiarla ulteriormente, chiedendosi come fosse possibile che solo qualche giorno prima si potesse essere stati così negligenti nel piegarla così tante volte seguendo il verso sbagliato. La gente intorno potrebbe confonderti per un turista del tuo stesso paese ma la mente è altrove e lo sguardo inceppa sui nomi delle vie colorate, sulle figure stilizzate dei monumenti e dei palazzi, e intanto ripercorri con la memoria i momenti che hai vissuto, tutta la strada che hai percorso, i luoghi vissuti o anche solo intravisti lontanamente, le interminabili passeggiate alla ricerca di un rifugio dalla stanchezza, e le immagini si accavallano le une sopra le altre, lasciando spazio ad un sentimento vago, malinconico e allo stesso tempo felice. Può accadere che tutto questo avvenga mentre la voce di Kurt Wagner ti parla nelle orecchie mentre i suoi Lambchop lo accompagnino, e allora la sensazione si tinge di nostalgia e di una più profonda felicità.


Gli struggenti violini dei primi secondi sembra vogliano scrollare di dosso la reputazione di gruppo country, e se il concetto avesse bisogno di essere ribadito, ritornano ciclicamente nell'album, e il messaggio è sempre lo stesso: qui c'è molto più di Nashville. 
La voce tremante, un vibrato naturale, sembra piangere per una colpa commessa e la lentezza dei brani carica di attenzione la confessione che ci viene fatta. Tutto sembra suggerirci qualcosa di triste ma è proprio quando ci si convince di questo che ci si accorge che c'è qualcosa più a fondo. I ritmi si fanno più vividi e speranzosi, la voce è debole ma ha abbastanza forza per esprimersi, e allora capiamo che ce l'ha fatta, di qualsiasi cosa si tratti, ora è salva, è viva e ha ancora tanto da dire, è una rinascita.


Intimo e introspettivo, l'intero disco avvolge l'ascoltatore, lo rilassa, lo culla, lo commuove per entrare nelle sue emozioni, mettendogli davanti la sua storia, che si tratti di un viaggio o di un'intera vita. Che ci si trovi sul tram, per strada o a letto, è sempre possibile rispecchiarsi nella musica dei nuovi Lambchop, a patto di essere disposti a farlo, perché non è un'esperienza facile, talvolta diventa perfino dolorosa tanto è intensa, non si tratta di intrattenimento sonoro, è una particolare forma di catarsi dove ti vedi dall'esterno e provi empatia per la persona che stai guardando.

The Good Life (Is Wasted) by Lambchop on Grooveshark

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