domenica 5 gennaio 2014

Yo La Tengo - Fade

Yo La Tengo, Fade,
Matador Records, 2013 
Ero nervoso prima di salire sul palco, a dirla tutta ero nervoso già da diversi giorni, da quando la data si avvicinava sempre più all'oggi. Nonostante mi allenassi da tempo, a due giorni prima della scadenza non avevo ancora nulla di concreto tra le mani, solo qualche idea per la testa. Uno spettacolo. Un breve programma in cui sarei stato l'assoluto, nonché unico, protagonista. Un impegno che tanto leggermente mi ero assunto e a cui non potevo più sottrarmi, non tanto per questioni logistiche, quanto per orgoglio - se non l'avessi affrontato in questo momento, non ce l'avrei mai fatta.
Ancora un giorno, le intenzioni più chiare ma i numeri da presentare ancora da costruire, compito che riuscirò a portare a termine poco prima di andare a dormire, a notte ormai inoltrata, quando soddisfatto mi corico sotto le coperte, impaziente della reazione che l'indomani il pubblico mi avrebbe riservato.
Lo spettacolo fu un trionfo. Dei tre numeri che proposi mi stupì il successo che l'ultimo, il più semplice e giocoso, suscitò tra gli spettatori. All'impeccabile tecnica del primo segmento, alla trasudata poesia del secondo, era stata preferita la leggerezza del terzo.

La bellezza di Fade risiede proprio nella sua semplicità, nella sua essenzialità. Artigiani del suono da lungo corso, gli Yo La Tengo sono consapevoli che per impressionare non sono necessari giochi pirotecnici, piuttosto delle scintille, e con quella rassicurante tranquillità che solo ai veterani appartiene, dipingono incantevoli atmosfere dentro ogni canzone, che ad analizzarle sorprende scoprirne la semplicità, e ci si stupisce nel constatare quanta intensità possa portare un solo accordo, se lo si sa usare, se si ha qualcosa da comunicare.
I riverberi e le lunghe note, le calde voci, sussurri che dialogano con confortanti chitarre, e la benefica sensazione che il suono che ne esce sia lì a proteggermi, l'annuncio di una primavera che arriva sempre dopo un inverno, e intanto l'acqua bolle, le foglie di tè già nella tazza, le candele accese che si riflettono nell'oscurità dei vetri delle finestre, ed io mi stringo alla coperta, lascio che le palpebre mi coprano con lunghi intervalli lo sguardo, e sento l'incanto della musica.

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